La storia di Togo, l'husky siberiano che guidò la maggior parte della Corsa al Siero del 1925, spesso oscurato dalla fama di Balto. Un racconto di eroismo dimenticato nel cuore dell'Alaska.

L’inverno del 1925 si abbatté su Nome, in Alaska, con una furia gelida e implacabile. La città, isolata dal resto del mondo, si ritrovò imprigionata in una morsa di ghiaccio e neve. Ma la furia della natura era nulla in confronto alla minaccia invisibile che si insinuava tra le case di legno: la difterite.

Togo, a Siberian Husky, leading a sled dog team through a blizzard in the Alaskan wilderness. The photo is grainy and in black and white, emphasizing the harsh conditions.

La malattia, altamente contagiosa, colpiva soprattutto i bambini, soffocando le loro piccole vie respiratorie. Il panico si diffuse tra gli abitanti di Nome, mentre il numero dei contagiati aumentava giorno dopo giorno. L’unico antidoto, il siero antidifterico, si trovava a Nenana, a quasi 1100 km di distanza, irraggiungibile a causa delle tempeste di neve che imperversavano.

In questa situazione disperata, l’unica speranza era una staffetta di slitte trainate da cani, l’unico mezzo di trasporto in grado di affrontare le condizioni estreme dell’inverno artico. Venti squadre di musher, uomini coraggiosi e abituati alle sfide del Grande Nord, si prepararono ad affrontare l’impresa. Tra loro c’era Leonhard Seppala, un norvegese esperto e rispettato, e il suo fedele compagno, Togo, un Siberian Husky di 12 anni.

Togo, nonostante l’età non più giovane per un cane da slitta, era un leader nato, dotato di un’intelligenza straordinaria, un’incredibile resistenza e un istinto infallibile. Seppala sapeva di poter contare su di lui, anche nella più terribile delle tempeste.

La staffetta partì il 27 gennaio. Ogni squadra copriva una tratta del percorso, consegnando il prezioso siero alla successiva. A Seppala e Togo fu affidata la tratta più lunga e pericolosa: attraversare il Norton Sound, un braccio di mare ghiacciato, esposto a venti gelidi e tempeste improvvise.

Il 31 gennaio, Seppala e Togo si avventurarono sul ghiaccio. La tempesta infuriava, il vento sferzante sollevava nuvole di neve che oscuravano la vista. Togo, con la sua incredibile capacità di orientamento, guidò la squadra attraverso il labirinto di ghiaccio, evitando crepacci e zone pericolose. Per ore lottarono contro gli elementi, il freddo che penetrava fino alle ossa, la fatica che consumava le forze.

Ma Togo non si arrese. Con un coraggio e una determinazione sovrumani, continuò ad avanzare, spronando la sua squadra con il suo abbaiare incoraggiante. Seppala, affidandosi completamente al suo cane, lo seguì con fiducia, consapevole che Togo li avrebbe condotti in salvo.

Dopo un viaggio estenuante di 84 km, arrivarono finalmente alla stazione di rifornimento di Isaac’s Point. Seppala, esausto, si accasciò sulla neve, mentre Togo, ancora pieno di energia, continuava a scodinzolare, felice di aver compiuto il suo dovere.

La staffetta continuò, e il 2 febbraio il siero giunse finalmente a Nome, salvando la vita a innumerevoli bambini. La città esplose in un boato di gioia e gratitudine per i coraggiosi musher e i loro cani.

La fama di eroe, però, andò a Balto, il cane che guidava l’ultima tratta della staffetta. Togo e Seppala vennero quasi dimenticati. Ma la loro impresa rimane una delle più grandi storie di sopravvivenza e di eroismo animale.

Togo, con il suo coraggio, la sua intelligenza e la sua lealtà, ha dimostrato al mondo intero la forza e la nobiltà del migliore amico dell’uomo. La sua storia continua a ispirare e a commuovere, ricordandoci il legame indissolubile che unisce l’uomo e il cane.